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Sfogliare le pagine di una raccolta di poesia equivale a compiere un viaggio in un certo periodo
dell’esistenza del suo autore attraverso l’incontro con i suoi stati d’animo, i suoi pensieri… In questa, tale periodo, indicato dalla data apposta a ogni componimento, dura solo qualche mese, ma deve essere stato importante nella vita di Gianluca Ricci se nella sua recente nota, che segue le poesie, definisce “Orazion picciola” “il sestante usato in mare durante il temporale, la bussola sfoggiata sui campi aperti a sole alto, splendente”. Ma altre fondamentali informazioni sono fornite da tale nota: vi si spiega, infatti, il senso del titolo e della stessa raccolta. Dopo aver esposto la sua visione dell’esistenza e del destino senza speranza degli esseri viventi, infatti, Gianluca fa riferimento al fatto che in alcuni casi capita di pronunciare una “Orazion picciola”, che, come quella che Ulisse rivolge ai suoi compagni di viaggio nel poema dantesco, costituisce “l’ultimo tentativo di motivarsi nello scopo della propria vita”. Aggiunge, però, che diversa da quella dell’Eroe greco è la sua in quanto essa non nasce dal bisogno di “scoprire quella parte della terra che è ancora incognita, oltre le Colonne d’Ercole, ma piuttosto quella proprio “cognita” costituita dalla miscela di ricordi, emozioni, lotte, amori, scelte, dinamiche esistenziali che non se ne stanno per conto loro, ma continuano a interferire con i loro omologhi contemporanei”.
Vittoria Maltese
Illustrazione di copertina e illustrazioni interne di Vittoria Maltese
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